E che Bearzot non attraversasse un momento felice (qualcuno sosteneva apertamente che fosse ormai suonato, come un pugile che ne ha parate troppe con la faccia), fu dimostrato dal fatto che come sostituto di Scirea al sontuoso Baresi preferiva Ubaldo Righetti, un giovane della Roma che avrebbe poi passato la carriera tra Lecce e Pescara. La Serie B ha rappresentato un capitolo importante nella carriera di Franco Baresi. Franco Baresi è stato il calcio allo stato puro, illustrato nel gesto tecnico, nella carica agonistica, nella classe e nella corsa, nel lancio e nel tackle. I campioni del mondo in carica del Real Madrid hanno presentato la nuova maglia per la Liga 2023-2024, disegnata dallo sponsor tecnico Adidas. Così a tutti è rimasto in mente il duro Baresi in lacrime al centro del campo, nel sole della California, come se la sconfitta avesse infranto un sogno irripetibile, per un giocatore che al mondo aveva ormai vinto tutto. Il trascinatore del Milan divenne campione del mondo in tribuna, poi dovette stare ancora in anticamera, sempre per via della bravura del «mostro» Scirea. Per quanto riguarda le italiane, l’azzardo sembra ancora maggiore.
Esordisce con la nazionale francese il 22 marzo 2013, seconda maglia real madrid in una partita valida per le Qualificazioni ai Mondiali 2014 contro la Georgia. Il 6 dicembre 2005 apre le marcature nella partita di UEFA Champions League vinta per 2-1 in casa contro il Rosenborg: è il suo primo gol con il Lione e il suo esordio nella massima competizione europea per club. Nel decennio seguente i toscani raggiunsero la finale di Coppa Italia 2013-2014 e le semifinali di Europa League 2014-2015. Sul finire dello stesso, il 6 giugno 2019 si chiuse dopo diciassette anni l’era Della Valle, con la società viola che passò in mano all’imprenditore italo-statunitense Rocco Commisso. Secondo l’accusa si tratterebbe di patrimoni che venivano riciclati attraverso lo schermo di società finanziarie italiane e straniere. Il secondo è nel mirino del Chelsea, pronto a sborsare 60 milioni per portarlo a Londra una volta raggiunta l’intesa con Sarri (ma il Napoli sarebbe disposto a fare questo enorme favore alla Juventus?) e consentire ai bianconeri di iniziare ad avere margine in cassa. Una volta passata la bufera mediatica, il giovane Maurito è stato in grado di dimostrare sul campo tutto il suo valore caricandosi la squadra sulle spalle e andando a vincere nella stagione 2014/2015 il titolo di capocannoniere -in concomitanza con Luca Toni- con 22 reti.
Il fatto è che kaiser Franz, come veniva soprannominato per la parentela tecnica con l’immenso Franz Beckenbauer, non ha mai ritenuto di avere molto più da dire di quanto riuscisse a esprimere sul campo. Era il 17 luglio 1994. Kaiser Franz tornò in campo per la finale iridata a Pasadena contro il Brasile, realizzando un piccolo miracolo: infortunatosi a un ginocchio il 23 giugno durante Italia-Norvegia al Giants Stadium di New York, era stato operato di menisco a Manhattan e aveva fatto in tempo a guarire e recuperare il tono atletico, come dimostrò disputando una partita eccezionale. Si cominciò con Italia-Cipro a Perugia, il 22 dicembre dell’83, una partita innocua, e l’esperimento durò fino a primavera, per un totale di sei incontri. La sua vita divenne subito il Milan, però il desiderio di avere figli suoi è stato sempre fortissimo e, benchè si sia sposato giovane, solo sei anni fa è riuscito a coronare il suo sogno.
Il deserto dei Tartari, tutta la vita ad aspettare una frase e poi, al momento buono, la fregatura. La scorza dura kaiser Franz se l’è fatta sin da ragazzino, perché se all’apparenza la vita gli ha dato tutte le soddisfazioni possibili, in realtà gli ha anche tolto tantissimo. In effetti nei primi anni, quando ancora al Milan lo chiamavano «Piscinìn» perché a Rivera, Albertosi, Morini e Capello, tutta gente che viaggiava spedita verso gli «anta», era stato portato come nuovo compagno di prima squadra a neanche diciott’anni con un’aria malinconica da ragazzino, i suoi limiti dialettici facevano disperare i cronisti. In risposta alla notizia, l’agenzia che cura gli interessi di Rafinha ha emesso un comunicato specificando che si tratta di una «sentenza preliminare e provvisoria» e che per il momento «il giocatore non è ancora stato condannato a pagare alcuna penalità economica». Insomma, quando al grugnito si accompagnava un vago sorriso velato di malinconia, la risposta era trasparente: «Personalmente sono più che soddisfatto del mio rendimento e di quello della squadra, nonché del comportamento della società, dall’allenatore agli interi quadri dirigenziali».